Filantropia e Corporate Social Responsibility: potete definire il concetto di filantropia e di responsabilità sociale?

Elisa Bortoluzzi Dubach: «Per filantropia si intende l’azione altruistica di individui facoltosi che, a titolo personale o attraverso istituzioni quali le fondazioni erogative, donano a soggetti più deboli le risorse perché questi possano affrancare il loro stato. Oggi la filantropia ha fatto proprie le esperienze imprenditoriali e, mirando ad una maggiore efficacia dei propri interventi, opera su basi manageriali, tenendo in conto fattori come l’analisi dei bisogni e delle cause dei problemi, la sperimentazione di soluzioni innovative e la sostenibilità degli interventi. Attività che ha fatto della discrezione la sua qualità precipua, l’osservazione empirica certifica il crescente interesse attorno alla filantropia, che ha assunto un ruolo tale da non passare inosservata né a livello sociale, né a livello comunicativo.
Caterina Carletti: «La Corporate Social Responsibility o Responsabilità sociale delle imprese è un nuovo modo di interpretare l’approccio economico in quanto richiede alle imprese di operare, tenendo conto dell’impatto generato dalle loro attività, dandosi l’obiettivo di perseguire un profitto non solo economico ma anche sociale e ambientale. In poche parole si tratta di operare sui mercati, preoccupandosi non solo degli interessi degli azionisti ma rivolgendo la propria attenzione a una molteplicità di stakeholder, coinvolti direttamente o indirettamente nell’attività dell’azienda. Si tratta quindi di due temi differenti che, a mio giudizio, hanno comunque in comune tre aspetti: la volontarietà di chi opera (azienda o filantropo) che decide autonomamente come impiegare le proprie risorse, il rapporto con la comunità rispetto alla quale entrambi i soggetti possono offrire un contributo significativo e il desiderio di promuovere un miglioramento della qualità di vita delle persone. In questo contesto bisogna poi tenere conto delle fondazioni aziendali che assumono un ruolo diverso e meritano considerazioni a parte».


Affinché filantropia e CSR operino nello stesso senso che pre-condizioni si devono creare?

E.B.D.: «Gli obiettivi delle fondazioni o dei filantropi possono riguardare la soluzione di criticità esistenti nel territorio dove essi risiedono, assumendosi un ruolo sussidiario rispetto ai compiti delle istituzioni pubbliche alle quali è delegato il ruolo di garantire il welfare della popolazione. Così facendo, la filantropia potrebbe operare di concerto con le aziende che si assumono la responsabilità derivante dal loro trarre beneficio dal territorio nel quale hanno i propri insediamenti produttivi. Per massimizzare i benefici dell’azione filantropica volta al territorio, occorre che gli attori (stato, fondazioni erogative, filantropi e promotori culturali e sociali) coordinino la propria azione elaborando una strategia comune, arricchendosi reciprocamente condividendo esperienze, conoscenze, relazioni e storie».


Nell’ambito della CSR quali iniziative si possono intraprendere nei confronti della comunità?

C.C. «Le iniziative sono molteplici e dipendono molto dalle strategie di CSR delle singole imprese, dalle loro dimensioni e risorse e dal loro legame col territorio. Per fare qualche esempio i contributi possono essere di carattere economico, di carattere tecnico (materiali e know how) o a livello di risorse umane. Ci sono quindi molti esempi dalle sponsorizzazioni al volontariato d’impresa, dal sostegno a campagne di sensibilizzazione su tematiche sociali particolari fino a raccolte fondi legate alla vendita di singoli prodotti. Gli esempi sono davvero tanti…È comunque interessante notare una crescita di interesse nei confronti di progetti legati al territorio e alla comunità in cui l’impresa opera e soprattutto un atteggiamento da parte delle imprese sempre più organico ed integrato nelle logiche aziendali. Mentre in passato si notavano molti interventi sporadici, prevalentemente orientati a donazioni in denaro, oggi nascono programmi più articolati e completi, frutto di un dialogo e di una collaborazione con le associazioni e gli enti del territorio».


Gli obiettivi di un progetto possono essere ottimizzati dalla sinergia tra le due azioni? Come?

E.B.D.: «Le fondazioni possono mettere a disposizione per es. capitali di rischio attraverso forme come gli investimenti ad impatto sociale con l’intento di generare un impatto sia sociale che ambientale per supportare concretamente le soluzioni alle sfide più pressanti, rispondendo a bisogni sociali non soddisfatti. L’obiettivo è quello di utilizzare risorse economiche e competenze dei privati per promuovere soluzioni di (quasi) mercato per affrontare bisogni sociali non coperti né dallo Stato né dal mercato».
C.C.: «Più che una sinergia tra fondazioni e imprese, sarebbe utile avere un quadro chiaro dei bisogni e delle priorità del territorio per coordinare risorse ed energie. Quando sono chiaramente identificate le necessità della comunità, come ha sottolineato Elisa Bortoluzzi, sia le fondazioni che le imprese possono contribuire a trovare soluzioni condivise, affiancando lo Stato nei suoi compiti più onerosi. Penso ad esempio all’importante contributo che stanno offendo i piani di welfare aziendale nell’integrazione dei vantaggi per i collaboratori, ai progetti di partnership nella creazione di eventi sportivi e culturali in grado di generare significativi indotti alla comunità o alla possibilità di sostenere imprese sociali in grado di creare occupazione e inclusione».


Quali sono gli attori in Ticino?

E.B.D.: «Il Ticino ha una lunga tradizione filantropica: Giacomo e Filippo Ciani i cui eredi donarono la villa e il parco di famiglia perché fosse pubblica; fino a Karl-Heinz Kipp che acquistò Monte Verità per poi donarlo al Cantone, sono solo alcuni dei mecenati che operarono con lungimiranza a favore della collettività. Un esempio contemporaneo è il Leopard Club, club di sostegno del Filmfestival di Locarno alla cui testa c’è il mecenate Rolando Benedick (http://www.leopardclub.ch). Neo-costituita è la Rete Ticinese di Fondazioni Erogatrici, frutto di un’iniziativa delle fondazioni ticinesi in collaborazione con SwissFoundations, l’Associazione delle Fondazioni Donatrici Svizzere. Sono esempi di come il mondo delle fondazioni e della filantropia di sta muovendo a supporto del territorio».
C.C.: «Lo studio Valore TI, promosso dal DFE realizzato nel 2016 dalla collega Jenny Assi e da me, ha messo in luce la crescente sensibilità delle imprese ticinesi rispetto a questo tema. Una buona parte di imprese sta già redigendo il report di sostenibilità e sta elaborando strategie di CSR. È ormai chiaro che le imprese più performanti e competitive sono proprio quelle orientate a una sensibilità a 360 gradi nei confronti della sostenibilità sia nell’ambito dei prodotti che dei collaboratori, della comunità e dell’ambiente. Il primo corso di formazione per CSR manager, iniziato a settembre alla SUPSI e organizzato in collaborazione con le associazioni di categoria del territorio, è la dimostrazione dell’importanza strategica di questo tema per le imprese ticinesi».


Quando e come imprese e fondazioni possono collaborare a favore di un territorio?

E.B.D.: «Un caso esemplare è la Stiftung für Arbeit/Fondazione per il lavoro guidata da Daniela Merz (http://www.dock-gruppe.ch/index.php/homepage/about/stiftung-fuer-arbeit). Istituita nel 1997 a San Gallo dall‘ Unione svizzera delle arti e dei mestieri, dai sindacati e dalle due chiese regionali, ha istituito un modello di grande successo per la reintegrazione di disoccupati di lungo periodo per i quali creato dieci centri di produzione. Un esempio originale per un problema giudicato insolubile. In Italia, Rompiamo le righe è l’evento lancio di Lacittàintorno, il nuovo programma sostenuto da Fondazione Cariplo sulla rigenerazione urbana per promuovere il benessere dei cittadini attraverso l’incremento di servizi e attività inaspettate e alternative nei quartieri “intorno” al centro storico di Milano. La Fondazione Kone in Finlandia ha dotato propria residenza per artisti a Saari di un Community Artist, il cui compito è di coinvolgere la comunità locale nella produzione artistica degli ospiti. (https://koneensaatio.fi)».
C.C.: «Perché imprese e fondazioni collaborino a favore del territorio è necessario che il territorio stesso adotti una chiara strategia, basata su una analisi condivisa dei suoi punti di forza e di debolezza a livello economico, sociale e ambientale. Solo partendo da una strategia precisa, in grado di definire le priorità, è possibile darsi degli obiettivi e tracciare una strada comune. Da questo punto di vista un bell’ esempio è rappresentato da Whistler in Canada e dal suo progetto di sostenibilità a cui ha partecipato l’intera comunità (https://www.whistler.ca/municipal-gov/community-monitoring) oppure dal progetto Fifteen realizzato in Cornovaglia (europa.eu/rapid/press-release_IP-14-349_it.pdf) con l’obiettivo dell’inserimento professionale di adolescenti in difficoltà. È necessario però sottolineare che una scelta di questo tipo comporta un cambiamento culturale: rinunciare in parte alla propria autonomia per collaborare con altri interlocutori non è una scelta così scontata. La capacità di creare reti, condividendo gli obiettivi e integrando le competenze, sarà la prossima sfida».